Il petrolio di Alarico» è l’ultimo romanzo, postumo (2019), di Rocco Donato Alberti che io ho avuto modo di conoscere insieme alla sua bella famiglia di Calvello in Basilicata tanti anni fa e di cui apprezzai immediatamente l’umanità e la passione.
I temi trattati nel romanzo sono molti, ma è proprio lo stile che permette di intersecarli cosí perfettamente e di integrarne globalmente i contenuti, senza per questo stancare il lettore, bensí dandogli un quadro d’insieme indimenticabile di elementi psicologici, storico-politici, etici e medici, ben ricamato a colori contrastanti ma compositivamente equilibratissimi.
Impossibile dare un riassunto di questo testo, poiché è assai complesso nei contenuti, sebbene la forma stilistica ne addomestichi bene l’insieme. Comunque, vi segnalo il valore fondamentale del capitolo zero, intitolato «La donna che non c’è», il quale, illuminando la figura di una donna, Chiara, anticipa i principali contenuti della narrazione – approdando specificamente al capitolo 19 e poi all’ultimo capitolo – quale filo conduttore ideale e positivo (nonostante le apparenti contraddizioni in itinere) in mezzo all’intricata selva di fatti e fattacci che sempre caratterizzeranno al negativo la vita del singolo e la storia dell’umanità; nel caso in esame: la sete di potere, l’individualismo sfrenato, la violenza che ne discende, le aberrazioni ambientali per reazione della Natura, ecc.
Chiara, alla fine mostra che il rinnovamento dello spirito è ciò che necessita per condizionare tutto (finanche la condotta altrui), e che questa sua presa di coscienza, di un auspicabile mondo nuovo, è del tutto sganciata da etiche dogmatiche subite passivamente. È questa l’originalità principale del libro!
Fra questi punti preminenti del testo, il lettore dovrà lui medesimo scoprire tutti i dettagli, che acquisiscono uno organico senso filosofico e artistico, umano e culturale, sotto la penna del nostro amato e rimpianto Rocco Donato.