I risultati delle elezioni in Francia e nel Regno Unito hanno fatto tirare un sospiro di sollievo a una parte politica e sono stati una delusione amara per un’altra. Per capirne la portata bisogna, però, avere bene in mente il contesto in cui le elezioni si sono svolte e le prospettive future. In entrambi i casi, la legislazione elettorale si è dimostrata cruciale per gli esiti del voto.
Nel Regno Unito, il meccanismo del “first past the post” ha premiato il partito Labour, che si è presentato in modo compatto e credibile, con una leadership, quella di Keir Starmer, più spostata al centro rispetto alla sinistra del suo predecessore. Hanno aiutato la vittoria un posizionamento netto a favore dell’Ucraina, una condanna chiara all’antisemitismo, e una minore attenzione ai nuovi diritti, verso i quali nel Regno Unito si sta assistendo a un backlash a livello di opinione pubblica. Il Labour è stato avvantaggiato dalle divisioni nel campo della destra, tra i Tory, in piena crisi esistenziale, e il partito Reform di Nigel Farage. Invece, il rischio che ha corso in alcuni collegi, soprattutto a Londra, è venuto da partiti indipendenti rappresentativi del mondo islamico, con posizioni estreme e a favore della Palestina. Diversi parlamentari popolari e di lungo corso del Labour hanno ottenuto solo poche centinaia di voti in più rispetto a questi candidati.
In Francia, il sistema elettorale di elezioni legislative a doppio turno ha fatto in modo che la coalizione Ensemble di Macron e il Nuovo Fronte Popolare (NFP), coalizione di partiti di sinistra che include socialisti e la France Insoumise (LFI) di Melenchon, abbia ottenuto una larga maggioranza, a scapito di Repubblicani e, soprattutto, il Rassemblement National (RN) di Marine le Pen e Jordan Bardella. A differenza che nel Regno Unito, dove il nuovo governo è già in carica, in Francia la situazione sarà incerta finché non si comporrà una nuova maggioranza, con la probabile esclusione di LFI dalla compagine governativa. Sarà comunque un’impresa ardua formare un governo in Francia per via delle diverse posizioni programmatiche, in particolare per quanto riguarda le politiche economiche, che la componente di sinistra vorrebbe molto espansive (ad esempio con una riforma del sistema pensionistico), nel momento esatto in cui il paese entra in procedura ai sensi del nuovo patto di stabilità e crescita, entrato in vigore quest’anno.
In entrambi i paesi, quindi, tenere in piedi il governo non sarà una sfida semplice. Per quanto riguarda l’Italia, sicuramente non esce bene Matteo Salvini, che ha puntato molto sull’alleanza con il RN. Per motivi uguali e contrari, Giorgia Meloni può cogliere l’opportunità della sconfitta della destra in Francia per sostenere con meno problemi la prossima Commissione europea. Il centrosinistra, invece, non si deve lasciar andare a facili entusiasmi, non solo per le già citate differenze nel sistema elettorale, ma anche perché queste vittorie nelle elezioni potrebbero rivelarsi fragili ed effimere, se non vi faranno seguito azioni di governo coerenti con la situazione difficile che l’Europa sta vivendo oggi e se le forze politiche sapranno spiegare ai cittadini i sacrifici che dovremo tutti fare senza perdere consensi.
Sinistra trionfa in Francia e Regno Unito, ma attenzione a facili entusiasmi in patria