La mia analisi sulle prospettive di sviluppo dei lucani pubblicata a pagina 8 del “Quotidiano del Sud” dell’edizione odierna (28-12-2021). buona lettura!
La bozza di Piano Strategico Regionale presentata dal Governatore Bardi, al netto di ogni tipo di obiezione si possa avanzare alla sua impostazione in verità alquanto “scolastica”, ha almeno il merito di aprire un dibattito a cui mi auguro possano partecipare e partecipino tutte le rappresentanze economiche, sociali e culturali della Regione, i cosiddetti corpi intermedi che sciaguratamente, in questi ultimi anni, sono stati considerati un intralcio da indebolire e da fiaccare, mentre, al contrario, la loro presenza ed iniziativa sono essenziali alla vitalità ed alla crescita della democrazia nella nostra Regione. Da parte mia, intendo contribuire a questo dibattito da Sindaco di Lauria, da esponente del Centro Sinistra, da militante del P.D., partito-cardine della sinistra riformista che finalmente ha un nuovo segretario regionale, il quale mi auguro vivamente vorrà e saprà ricostruire e rilanciare la funzione e la missione stessa della coalizione di centrosinistra proprio partendo da una riflessione aggiornata sullo sviluppo della Basilicata.
Vi sono evidenti lacune nella proposta di PSR Basilicata 2030. La prima riguarda il contesto istituzionale.
Il riadeguamento di cui al paragrafo 3.4 del Cap. 3 non tiene sufficientemente conto dei nuovi scenari di riferimento post COVID 19 e delle decisioni di Bruxelles del 21 Luglio 2020 riguardo ai piccoli comuni montani, soprattutto a quelli esclusi dal progetto Aree Interne, propendendo invece per un accentramento di compiti e funzioni in capo alla Regione e non ad un paventato e quanto mai auspicabile decentramento amministrativo che, in un modello innovativo di governance, dovrebbe immaginare le Unioni di Comuni protagoniste sul territorio quali soggetti operativi dei programmi regionali, e quindi da valorizzare e supportare, oltre che con appositi fondi (L.R. 6 Agosto 2020 n° 25 ), con deleghe di specifiche funzioni e servizi attualmente attestati alla Regione. E’ possibile ed è auspicabile che finalmente la regione costituisca e riconosca nelle Unioni di Comuni l’Ente Intermedio Unico quale cerniera delle relazioni funzionali di cerniera tra Regione e territori.
In tale ottica appare indispensabile aprire ai piccoli comuni montani esclusi dal progetto SNAI per le Aree Interne ed a quei Comuni con popolazione superiore a 10.000 abitanti di questa Regione per i quali il piano proposto non ritaglia alcun ruolo: l’unica strada percorribile per raggiungere adeguati target di crescita e di sviluppo economico, contribuendo in maniera significativa ad efficientare e rafforzare il sistema di imprese ed istituzioni radicate sul territorio, oltre che a velocizzare le azioni di crescita, puntando non solo alla sburocratizzazione degli apparati amministrativi, ma a quella che è stata definita l’internazionalizzazione della Basilicata.
Questo è un punto nodale di una strategia complessiva di reale resilienza e rinascita della nostra Regione, perché a mio avviso è l’unica possibilità che ci è data per frenare l’esodo delle energie giovanili che spopola e depaupera le nostre comunità, mettendo in campo azioni a ciò finalizzate. Le idee da elaborare e approfondire possono essere tante. Una l’ha avanzata il già Presidente della Regione Tonio Boccia, quando ha proposto l’acquisizione di masserie abbandonate per renderle fruibili e assegnarle a giovani coppie con l’impegno di coltivarne i terreni di pertinenza e/o incrementare la pastorizia: un intervento che potrebbe essere accompagnato dalla nascita di società di servizi in agricoltura al fine di promuovere interventi di “opere di civiltà nelle campagne“ finalizzate ad attività produttive in agricoltura, un compito storicamente svolto in gran parte dalle Comunità Montane. La loro soppressione ha di fatto determinato un vuoto istituzionale grave, praticamente la creazione di un vuoto tra l’Ente Regione ed i Comuni, tanto più vistoso per il contemporaneo ridimensionamento del ruolo delle Province. Segnalo che altre Regioni si sono comportate diversamente: in Lombardia le Comunità Montane esistono ancora, in Toscana le C.M. sono state trasformate in Unioni di Comuni. Auspico che si voglia cogliere l’innovazione legislativa di prossima promulgazione (penso alla legge-quadro sulla montagna, ma anche a diversi provvedimenti collegati all’attuazione del PNRR e del PNC) per ridare vita e dignità ai poteri istituzionali intermedi e per ridare smalto e prospettiva al dinamismo policentrico dei territori della Basilicata.
La seconda grande questione riguarda il collegamento tra il PSR di Basilicata ed il Piano di sviluppo Europeo e Nazionale – PNRR e gli atti strategici relativi: una “sintonia di visione” che allo stato non è dato riscontrare per quanto attiene all’ottimizzazione dell’utilizzo dei fondi per :
– Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura;
– Rivoluzione verde e transizione ecologica;
– Infrastrutture per una mobilità sostenibile;
– Istruzione e ricerca;
– Coesione sociale e territoriale;
– Salute.
A chi come me guarda gli scenari disegnati dal Piano Strategico Regionale dall’angolo di visuale del territorio nel quale vivo ed opero, la griglia progettuale costruita (cap.4) e le azioni progettuali allegate per ciascun Cluster, rappresentate in circa 93 facciate, non sono appaiono affatto sufficienti a rendere giustizia all’area sud-occidentale della nostra Regione, che risulta appena sfiorata a partire dall’azione 1 (tutela della salute) non affrontando in maniera determinata e definitiva le problematiche connesse alle strutture ospedaliere di area, a cominciare dall’ospedale di Lagonegro.
Appare più che evidente che, nell’area sud-occidentale della Basilicata, non si potranno perseguire seriamente politiche per l’occupazione giovanile senza garantire alta qualità dei servizi connessi alle eccellenti emergenze naturalistiche di un ambiente di straordinaria qualità, che abbraccia il porto turistico di Maratea, il Sirino, le Terme di Latronico, i laghi (Sirino, Remmo, Cogliandrino e Rotonda ), i due parchi (Pollino e Appennino Lucano), la ciclovia, nonché borghi d’autore come Rivello e Viggianello: una ricchezza unica che fa del turismo la più formidabile industria territoriale, per alimentare la quale sono indispensabili ed urgenti importanti investimenti innanzitutto sull’alta professionalità delle tante figure di addetti.
I nostri borghi sono un asset fondamentale dell’intero territorio regionale, ancor di più dell’area sud-occidentale. Ma far rivivere i borghi necessita di notevoli investimenti da dettagliare bene nel QFP 21/27. Sarebbe auspicabile che le Azioni di riferimento scendano meglio e di più nel dettaglio proponendo immediatamente quelle attività e quei progetti investiti da priorità e quindi in grado di drenare i finanziamenti già disponibili. Investire subito nelle aree industriali più attive favorendo gli insediamenti nelle aree ZES già individuate, in primis in quella di Galdo di Lauria, che viene individuata nell’Azione n. 7 anche quale possibile polo logistico rispetto all’hub portuale di Taranto e che esige di essere implementata in connessione con il progetto di realizzazione del corridoio mediano Salerno-Potenza-Matera-Bari, già inserito nella L. 441/2001 Legge obiettivo, ma anche integrato con la tratta Sicignano-Lagonegro-Praia a Mare: ciò per rendere ottimale il previsto processo di ricucitura del territorio e per meglio assicurare condizioni di successo alla ambiziosa strategia di integrazione interregionale tra il Tirreno e l’Adriatico di cui componente essenziale diverrebbe il segmento Maratea-Potenza-Matera-Bari.
Il fatto è che nel nuovo assetto territoriale descritto al Cap. 3, che focalizza l’attenzione su di un progetto di riconnessione diretta tra Potenza e Matera non risulta sufficientemente affrontata la questione dell’intera Area sud-occidentale in quanto non adeguatamente supportato ed evidenziato il corridoio di riconnessione est-ovest da Maratea lungo le valli del Noce e del Sinni, intersecando l’Autostrada del Mediterraneo e sino a Metaponto, in corridoio di vitale importanza per detta area nonché per le Aree cosiddette interne ( SNAI ) e di collegamento con le due aree parco del Pollino e dell’Appennino Lucano oltre che con il massiccio del Sirino. Come non risulta altresì sottolineato alcun interesse per il recupero della tratta ferroviaria Sicignano-Lagonegro con possibile prosecuzione lungo la valle del Noce fino a Castrocucco di Maratea, con conseguente connessione alle direttrici dell’alta velocità oltreché ad una eventuale variante della tratta Salerno Maratea.
Di più complessa attuazione ed onerosità gestionale, in relazione alla natura orografica dei territori interessati, resta la previsione di mobilità “dolce” che potrebbe certamente implementare la fruizione delle risorse naturalistiche del territorio sempreché inserite in un discorso forte legato al turismo.
Molto si potrebbe aggiungere per una congrua messa a fuoco delle tematiche di sviluppo del settore agro-alimentare attraverso la crescita delle imprese endogene. Molto vi è da lavorare nel settore forestale fortemente interessato da notevoli investimenti Ue per il rilancio della montagna da agganciare al sistema turistico-culturale per i quali il PSR non sembra assicurare la necessaria attenzione alla ricerca di soluzioni utili a sviluppare tutto il potenziale inespresso. Necessita oltremodo superare il gap degli usi civici il cui catasto non risulta aggiornato alle trasformazioni territoriali avvenute negli ultimi 50/60 anni. Merita comunque di essere segnalato che le problematiche connesse al rischio geologico, piaga dell’intero territorio regionale e molto marcate nell’Area Sud risultano poco approfondite; ad esse si aggiunge la confusione di ruoli e competenze riguardo al sistema di governance degli interventi generata dalla soppressione dell’Autorità Di Bacino Regionale confluita nell’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale.
L’esigenza di limitare l’ingorgo degli strumenti di programmazione oggi operanti a livello locale, è da tempo condivisa ed è già diventata operativa nell’Area Sud-Occidentale. Infatti, proprio nella prospettiva di utilizzare in maniera efficace ed efficiente le risorse rinvenienti dalla programmazione PNRR e PNC, è stata avviata un’azione di coordinamento e di condivisione tra il locale GAL La Cittadella Del Sapere, le FLAG, l’S.T.L. (Sistema Turistico Locale) le SNAI con il contributo del CNR e le Amm.ni Locali, che ha prodotto una ipotesi progettuale da avviare attraverso aggregazioni di Comuni (Green Communities – Unioni di Comuni).
In conclusione, alla luce di quanto innanzi esposto in maniera esemplificativa ma non esaustiva, voglio augurarmi che si apra subito una riflessione e discussione pubblica approfondita sui temi e sui nodi della sviluppo della Regione, dando vita reale a quello che viene definito “Cantiere di progettazione del Piano Strategico-Basilicata 2030“ e che giustamente non può consentirsi tempi di maturazione troppo lunghi né di tener fuori le competenze dei protagonisti e dei beneficiari delle azioni di sviluppo, in primo luogo delle nuove generazioni e delle comunità territoriali.