Il relatore, Gianni Pittella (Pd), ha svolto la sua relazione introduttiva e, secondo quanto si apprende, è stato deciso di avviare un ciclo di audizioni, tra cui Banca d’Italia, Abi e altre organizzazioni bancarie, l’Eba, il ministero dell’Economia, l’Ance. Al termine del ciclo di audizioni la commissione approverà una risoluzione di indirizzo al Governo sul tema delle nuove norme sul default prudenziale e del calendar provisioning che potrebbe anche essere votata dall’aula di Palazzo Madama e che, secondo quanto si apprende, dovrebbe impegnare l’Esecutivo a lavorare per il rinvio dell’applicazione delle nuove norme a dopo il 2022.
“La formazione di nuovi crediti deteriorati – ha sottolineato Pittella nella sua relazione, secondo quanto apprende Public Policy – costituisce il rischio maggiore che si profila nei prossimi mesi per il sistema bancario italiano, poiché è facile ipotizzare che le difficolta delle imprese possano determinare un maggior flusso di crediti scaduti o inadempienze probabili e sofferenza bancarie. Rispetto a tale prospettiva è importante che la Commissione affronti due questioni che si pongono sul fronte Npl e cioè la definizione del default prudenziale e l’applicazione dell’approccio di calendario che, pur originando da norme e prassi definite a livello europeo rischiano di penalizzare pesantemente il sistema bancario nazionale”.
Per quanto riguarda il calendar provisioning, la relazione di Pittella suggerisce già uno dei punti su cui si concetrerà la risoluzione della commissione Finanze del Senato, ovvero quello di chiedere di applicare la svalutazione integrale dei crediti deteriorati nelle banche, prevista appunto dalle nuove norme europee, a partire da fine del prossimo anno. “La svalutazione integrale – ricorda Pittella nella relazione iniziale – deve essere effettuata dopo tre anni per i prestiti non garantiti e dopo 7 anni per quelli garantiti, e 9 anni in presenza di garanzie da immobili. Si riferisce ai prestiti originati dopo il 26 aprile 2019. Non può sfuggire che tale dies a quo implica l’applicazione di tali prescrizioni ai prestiti originati nel corso della pandemia o che si sono deteriorati a causa di essa. Suggerisco fin d’ora di prevedere nella risoluzione che il dies a quo per l’applicazione del backstop sia rideterminato a fine 2022”.
Per quanto riguarda la nuova disciplina sul default prudenziale, ha detto Pittella nella relazione di oggi in commissione Finanze al Senato, “pur in assenza di evidenze e casistiche al momento preoccupanti, essa non sembra tenere in debito conto le specificità dell’economia italiana, e delle esigenze poste dai prenditori di credito rispetto alle enormi difficoltà di sostenere l’attività economica, soprattutto per i comparti oggetto di restrizioni e blocco delle attività stesse. Si tratta anche di soglie di segnalazione molto basse”. E ha dunque anticipato di ritenere essenziale “introdurre nella risoluzione un impegno a tradurre in disposizioni normative le indicazioni fornite dalla Banca d’Italia sulla vigenza ancora per tutto il 2021 e sul 2022 delle norme vigenti ex ante”.
Pittella ha infine anticipato di ritenere “opportuno che la risoluzione possa contenere un’osservazione circa la costituzione di un soggetto pubblico di gestione dei crediti superando le divergenze europee”.