Intervista a Gianni Pittella, Senatore Pd, di Antonella Inciso – La Gazzetta del Mezzogiorno
Il messaggio è chiaro. Senza alibi e senza scusanti. La sconfitta così traumatica del Partito democratico in Basilicata è frutto anche di errori che Gianni Pittella, oggi senatore della Repubblica eletto in Campania, ammette. Ma bisogna ricostruire, riannodando le fila nel rapporto con i territori e le comunità
Senatore Pittella il risultato delle urne non ha premiato il Partito democratico. Anzi se non ci fosse stato il “paracadute” della Campania anche Lei sarebbe stato tra i big non eletti. Cosa avete sbagliato oltre ad alcune candidature come si dice da più parti?
«La Basilicata non è un’isola e il movimento tellurico che ha portato a Trump e alla Brexit, alla storica sconfitta della socialdemocrazia tedesca e alla scomparsa del partito socialista francese, alimentato dal rigetto della austerità, dal disagio sociale, dalla paura della immigrazione e da un sentimento di riappropriazione della sovranità di fronte all’ Europa matrigna è arrivato ovunque nel Sud e in Italia provocando risultati ancora peggiori di quelli lucani. E con ciò non voglio addolcire la pillola di una sconfitta che c’è stata anche in Basilicata e degli errori che anche noi abbiamo fatto insieme alle tante cose buone passate in sottordine nella percezione di molti cittadini».
Una sconfitta così netta del Pd e della coalizione in Basilicata sono anche il frutto di partiti lontani dalla base, di gruppi dirigenti – forse troppo arroccati su tatticismi e difese personali – che non hanno colto le istanze della gente. Eppure nessuno ha fatto ammenda. Perché?
«Non è vero che abbiamo messo la testa sotto la sabbia. Abbiamo avviato con la direzione nazionale e regionale del Pd una riflessione seria e severa sulle cause e sui
rimedi. E con particolare attenzione al tema giovani, e al dovere di aprire spazi di crescita e di formazione per chi vuole investire nella politica e mi piace ricordare
di aver chiuso il mio intervento a Roma con un appello alla umiltà chiedendo a tutti noi meno interviste, meno spocchia, meno divisioni a volte solo personalistiche e più presenza tra le persone. Con capacità di ascolto, di autocritica ed anche di informazione di ciò che abbiamo fatto che non è poco tanto in Italia quanto in Basilicata».
Tra i dati più eclatanti in Basilicata e nel Sud c’è l’exploit della Lega, giocato tra l’altro tema dell’immigrazione. Lei da profondo conoscitore del Mezzogiorno se lo aspettava?
«Avevamo colto i segnali legati al tema della paura, l’ottimo lavoro del ministro Minniti di equilibrio tra accoglienza e sicurezza è stato surclassato dalla scorciatoia “li cacceremo tutti “. Un illusionismo tanto irrealizzabile quanto seducente, ma sul Mezzogiorno il Pd e il Centro sinistra devono capire che serve un progetto, una visione e una missione unitari e convincenti. Non una somma di interventi spot, anche buoni, ma parcellizzati. Non possiamo solo contestare le proposte degli altri o contrapporre la crescita realizzata con numerini quando le condizioni di vita di tantissime persone sono di povertà ed emarginazione. Ho delle idee e le porterò avanti. Una alternativa al reddito
di cittadinanza deve intrecciare secondo me un sistema semiautomatico di crediti agevolati per chi vuole specializzarsi o vuole avviare un’attività; una rivisitazione dei lavori socialmente utili, ivi compresi quelli di manutenzione ambientale; il sostegno ad una rete di volontariato per i servizi alla persona; una versione più smart del credito di imposta per le imprese e zone economiche speciali potenziate per l’occupazione»
Senatore Lei e suo fratello siete stati tra i primi renziani poi man mano sono arrivati gli altri, tanto che in Basilicata i non renziani si contavano sulle dita di una mano. Da politica di lungo corso quale è Lei, a suo parere, oggi che la stella di Renzi sembra un po’ offuscata il rischio di riposizionamenti è elevato o no?
«Abbiamo sostenuto Renzi con lealtà ed autonomia critica, mai come gli “ yes men”. La mia stessa candidatura alla segreteria nazionale è stata l’emblema di un rapporto positivamente dialettico che ha colto risultati importanti, tra tutti l’ingresso del Pd nel Pse. Oggi l’abbandono di alcuni con la stessa velocità con cui lo avevano idolatrato è lo specchio del decadimento della politica. Noi, invece, diamo atto a Matteo di aver fatto battaglie riformatrici coraggiose e di essere stato l’unico con noi a infrangere il dogma del patto di stupidità europeo. Renzi si è dimesso, farà tesoro degli errori che insieme abbiamo commesso e rimarrà un punto di riferimento politico importante».
In questi giorni Roberto Speranza ha aperto all’ipotesi di un ritorno dei fuoriusciti di Leu nel Pd. Per lei le porte sono aperte?
«La cosa più preziosa è tornare a parlarsi con rispetto e provando a tracciare percorsi condivisi. Non serve a nessuno imboccare scorciatoie mentre è fondamentale comprendere che se lavoriamo insieme siamo più forti. Sono contento di aver evitato in campagna elettorale ed anche prima alcuna polemica verso compagni con cui ho condiviso gioie e tristezze e tanto lavoro comune».
Ed a livello locale, premesso che in vista delle regionali resta confermata l’idea di un centrosinistra inclusivo aperto anche a Leu, se non si dovesse trovare la sintesi su Marcello il candidato naturale non sarebbe il segretario regionale Mario Polese?
«Non spetta a me fare nomi. Si avvia un percorso rapido ma intenso, come stabilito dalla direzione regionale di venerdì scorso, che parte da un giudizio positivo sul governo regionale lucano. Mario Polese ha le qualità politiche ed umane per svolgere quel ruolo essenziale che un grande uomo, Antonio Luongo, garantì costruendo e consolidando il centrosinistra lucano. In un clima di vera collegialità interna e di rispetto degli alleati e di ascolto della comunità lucana. Sarà un confronto su tutto il territorio, parlando con iscritti militanti, amministratori, alleati, cittadini, anche con chi non ci ha votato, per definire contenuti, perimetro e candidature della coalizione di Centrosinistra. Raccogliendo proposte e soluzioni che ci permettano di affrontare la sfida di novembre con rinnovato entusiasmo e fiducia».