Tra i messaggi principali che ci ha lasciato Papa Francesco c’è’ quello sui migranti e sui richiedenti asilo.
Un messaggio fatto di immagini indimenticabili (la sua visita a Lampedusa e a Lesbo) e di parole pesanti come pietre “il Mediterraneo è diventato un immenso cimitero”.
Qualcuno ha scritto che l’Unione Europea si voltò dall’altra parte, fu sorda all’appello palpitante di Francesco.
Questa ricostruzione è quanto meno superficiale.
In quegli anni ero in Parlamento Europeo ed esercitavo un ruolo politico rilevante e posso dire che la risposta europea, anche sulla spinta emotiva di immagini drammatiche che fecero il giro del mondo, fu all’altezza morale e politica della emergenza.
Pur tra contraddizioni e incertezze si aprirono le porte a flussi enormi di richiedenti asilo provenienti in particolare dalla rotta balcanica e, se si vuole essere onesti nella ricostruzione storica, al fianco a socialisti, liberali e verdi, fu decisiva la scelta della Merkel che dimostrò di essere una leader con principi morali ben saldi e capacità di determinazione politica non comuni.
Quella scelta di apertura ed accoglienza è stata poi insieme alle politiche di austerità la benzina principale che ha alimentato la crescita del populismo di quella destra anti europea che oggi in Germania e non solo viaggia su percentuali che superano il venti per cento.
Allora sbagliò la Merkel che con noi non volle voltarsi dall’altra parte? No! L’errore politico fu quello di non aver fatto seguire a quella scelta, una cornice legislativa e programmatica che affidasse all’Unione Europea il governo delle politiche di immigrazione e di governo delle richieste di asilo.
In quegli anni ogni mese ci riunivamo con Junker e Schulz, Weber e Timmermans e ricordo perfettamente che Junker propose uno schema di distribuzione delle richieste di asilo in tutti i Paesi europei in modo da evitare che tutto il peso fosse lasciato sulle spalle dei Paesi di prima accoglienza, fra cui l’Italia.
Questo schema fu bloccato e insabbiato da alcuni Governi ed in particolare anche allora dal Governo ungherese di Orban che avrebbe dovuto ospitare solo qualche centinaio di richiedenti asilo.
Come sono state bloccate le proposte del tutto sensate di programmare gli arrivi dei migranti sulla base dei profili professionali utili ai Paesi europei.
La verità vera è che ad alcuni fa gioco che il tema non sia risolto e funga da leva elettorale per mietere consenso.
Così si prendono o si perdono i voti, di certo non si governano le sfide complesse del nostro tempo!
Il tema dell’immigrazione potrebbe essere affrontato correttamente e congiuntamente, in modo pragmatico e umano a un tempo, ma c’è chi preferisce lasciarlo irrisolto perché gli fa gioco, ha bisogno di brandirlo come spauracchio e alimentare le paure per ottenere consenso.
Affrontare finalmente la questione senza demagogie non vale solo per la destra ma anche per la sinistra che a volte finisce sul crinale del ritornello buonista, dell’appello pure sacristanto ai buoni sentimenti ma non sa rispondere, indicando soluzioni razionali, alle paure della gente.