All’inizio di questo mese è arrivata una sentenza importante della Corte europea di Giustizia relativamente alla situazione dello stato di diritto in Polonia, la quale afferma che la Sezione disciplinare della Corte suprema non soddisfa il necessario requisito di indipendenza e di imparzialità. Il rischio, secondo la Corte, è che la sezione disciplinare possa pregiudicare l’indipendenza dei giudici chiamati ad applicare il diritto dell’Unione attraverso un ingombrante discrezionalità sulla loro libertà e sulla loro carriera.
Come ha notato il prof. Ceccanti, si tratta di un passaggio molto importante perché fissa il doppio principio: che l’Unione Europea è uno spazio di condivisione di valori, e non solo di regole tecniche sul mercato e l’economia e il principio che, in un ambito così delicato e importante, il diritto dell’Unione prevale su quello degli Stati membri. Al di là delle questioni giudiziarie, la pronuncia della Corte avrà un effetto importante sulla tornata elettorale del prossimo anno, a seguito della quale saranno rinnovati il Parlamento europeo e la Commissione europea. In particolare, chiamerà le forze politiche in campo a riflettere su un ulteriore aspetto del futuro dell’Europa, vale a dire il suo rapporto con gli Stati membri per quanto riguarda le riforme istituzionali e i valori.
Per quanto l’indipendenza della Corte sarà probabilmente da tutti rispettata, nulla impedirà alle forze conservatrici di proporre un ridimensionamento in generale dell’Europa in questo ambito, ad esempio riducendo le competenze in materia della Commissione europea, in particolare relativamente alle riforme connesse all’erogazione di fondi europei quali il Next Generation EU. Un ruolo minore delle istituzioni europee rientrerebbe in pieno nell’idea di Europa delle patrie, che vedrebbe l’Europa limitare le proprie competenze ad esempio anche sulle politiche climatiche, oggetto oggi di diversi gradi di contestazione negli Stati membri.
Lo spettro della disintegrazione europea, come delineato dal prof. Zielonka, potrebbe quindi manifestarsi per davvero se si saldasse l’asse tra popolari, conservatori e destre europee. Il compito storico che hanno le forze riformiste e progressiste, ma anche dei moderati che credono dell’Europa, è quindi quello di costruire una proposta politica vincente che guardi all’Europa sovrana del futuro, abbandonando le battaglie minoritarie e dimostrando quotidianamente ai cittadini come stanno veramente le cose, ovvero che solo con un’Europa forte, libera e unita sarà possibile garantire il nostro futuro.