Non e’ la prima volta che ad un sussulto di vitalità’ persino insperato, segua un’afasia, una paralisi tanto drammatica quanto imbarazzante.
Il “cigno nero”, il virus tremendo che ha devastato il Mondo, era riuscito a fare ciò che i più accaniti europeisti come noi non eravamo riusciti: tutta la Ue decideva di mutualizzare il Debito e varare un grande programma per la ripresa ( il Next generation EU ) per una dotazione finanziaria di 750 miliardi di euro.
Evviva !
Ci siamo … i governanti nazionali hanno capito che siamo tutti sulla stessa barca, se la barca affonda affondiamo tutti.
Poi e’ arrivata la guerra e la spinta unitaria e’ andata affievolendosi, surclassata dagli interessi nazionali e dalle differenti situazioni nazionali rispetto ai dividendi terribili della guerra, in particolare in materia di autonomia energetica .
La Convenzione sul futuro dell’Europa su cui David Sassoli aveva puntato molto, e che pure aveva prodotto una discreta partecipazione di associazioni, parlamentari, singoli cittadini, ha raccolto una serie di proposte interessanti per aprire una fase costituente, ma e’ stata velocemente relegata nel dimenticatoio, come una pagina ingiallita di proponimenti inattuabili.
Sulla crisi energetica balbettìi, finanche sul tetto al prezzo del gas nessun accordo, su quella migratoria la rimozione dei pur timidi passi in avanti fatti con l’accordo di Malta sulla ricollocazione in tutti i Paesi sottoscrittori dell’accordo .
Ma se non sei sull’energia e sull’emergenza migratoria , se ti rimangi l’autonomia fiscale non includendola nella riforma del patto di stabilità , se il piccolo germoglio di difesa comune non viene alimentato, allora l’Europa e’ morta !
E invece, mentre le ali delle ambizioni più visionarie sono tarpate dal ritorno degli spiriti animali del nazionalismo , le istituzioni europee continuano a decidere e a incidere sul corpo vivo di imprese e consumatori, e nel bene o nel male segnano il loro destino a volte sospinte da interessi di parte.
Di qui il paradosso che attanaglia l’Europa: mentre sulle grandi sfide l’UE e’ afasica, immobile , dormiente, la Commissione Europea propone ai due bracci legislativi , Parlamento e Consiglio, per il 2023 nuove misure, quali le regole per il mercato dell’elettricità, sulla scorta delle lezioni impartite dalla crisi energetica, la revisione del framework normativo europeo sui servizi di pagamento e l’introduzione di una nuova normativa sulle materie prime critiche, solo per citarne alcune particolarmente urgenti e con impatto diretto su attori economici e cittadini europei.
Che fare come Italia?
Non rinunciare anzi rilanciare l’offensiva politica sulle grandi sfide con chi ci sta, utilizzando lo strumento delle cooperazioni rafforzate .
E nello stesso tempo fare ciò che altri fanno da anni , agire a Brussels come sistema Paese e dotarci di alleanze ampie affinché direttive e regolamenti non penalizzino ingiustamente imprese e consumatori italiani, semmai privilegiando altrettanto ingiustamente altri .
Gianni Pittella
Già primo vice presidente del PE