“Trovo imbarazzante il silenzio del Pd sugli attacchi di Berlusconi alla magistratura e sul tentativo ritorsivo di Berlusconi sul governo. I massimi dirigenti del mio partito dovrebbero alzare la voce su questo. E Berlusconi faccia il passo indietro dalla politica, senza salvacondotti”.
Parola di Gianni Pittella, europarlamentare del Pd nonché vice presidente vicario del Parlamento europeo, candidato alla segreteria nel congresso d’autunno e intenzionato a restare in pista anche se Matteo Renzi dovesse decidere di scendere in campo. “Renzi deve chiarire se scende in campo e su quale piattaforma”, ci dice. Però, all’indomani della sentenza Ruby che sta facendo ballare il governo delle larghe intese, Pittella ha avvertimenti soprattutto per gli attuali quadri dirigenti del Nazareno.
Il silenzio del Pd sui guai giudiziari di Berlusconi è scelta responsabile per evitare rischi al governo oppure imbarazzante e da correggere?
Non voglio commentare le sentenze e ci tengo a dire che sono un garantista. Dunque fino all’ultimo grado di giudizio coltivo la presunzione di innocenza. Ma trovo imbarazzante il silenzio del Pd su due punti. Primo: non si può non respingere con forza l’attacco violento e inaccettabile contro la magistratura che arriva dal mondo berlusconiano. Serve una risposta forte del Pd. Secondo: non si può stare zitti di fronte al tentativo ritorsivo di Berlusconi sul governo. Non è corretto che lui scarichi le sue tensioni su Iva, Imu…
Dunque Letta nell’incontro con Berlusconi dovrebbe alzare la voce? Della serie, o dentro o fuori?
Non mi rivolgo tanto a Letta, quanto ai massimi dirigenti del partito.
Il segretario Guglielmo Epifani?
Non è nel mio stile personalizzare. Dico che il Pd deve alzare la voce. Serve uno scatto di reni del Pd. E poi su Berlusconi c’è un altro punto.
Quale?
Ma è mai possibile che non ci si rende conto che dopo 20 anni gli italiani ne hanno le scatole piene del fatto che la politica sia concentrata sulle vicende giudiziarie di Berlusconi e non sulle cose concrete. Un leader politico dovrebbe dire: per il bene del paese, io contribuisco al rasserenamento del clima e faccio un passo indietro, pur difendendomi in tribunale.
Magari Berlusconi vuole delle garanzie per compiere questo passo, dei ‘salvacondotti’, chiamiamoli così.
Questa non è una trattativa accettabile. Serve un gesto autonomo. Come quello compiuto da Prodi con la lettera al Corriere.
Parliamo del congresso. La sua candidatura è in campo da un po’, eppure non si capisce chi la appoggi nel partito.
Non ho chiesto appoggio a nessuno dei dirigenti. La mia candidatura nasce dagli iscritti e militanti di base in tutte le regioni d’Italia. E si fonda su tre temi. Innanzitutto, l’Europa, perché ormai tutto si decide lì, dalla revisione del patto di stabilità alle questioni estere e di difesa. Se avessimo un esercito europeo non discuteremmo di F-35 a livello nazionale.
Altro tema che spacca il Pd, proprio in questi giorni.
Sì, dobbiamo capire che l’Europa è il nostro perimetro di gioco. Altro tema della mia candidatura è il mezzogiorno, perché la questione meridionale è stata rimossa. E poi il partito: voglio un partito federale centrato sui territori.
Le regole restano quelle attuali anche per lei, con l’automatismo tra il segretario e il candidato premier?
Sì. E il congresso si faccia al più presto perché è una medicina per un partito nello stato in cui è il Pd.
In campo anche contro Renzi?
Renzi deve chiarire se scende in campo e su quale piattaforma. Se è quella del socialismo europeo, possiamo anche ritrovarci. Anzi: io chiederò che il congresso deliberi su questo punto: il Pd deve chiedere di entrare nella famiglia socialista europea.
Anche perché sennò sarebbe scavalcato da Sel che lo ha già chiesto?
Non rischiamo di essere scavalcati perché siamo più grandi e abbiamo forti legami con i socialisti in Europa. Però dobbiamo entrare anche formalmente nella loro famiglia.
Intervista di Angela Mauro per www.huffingtonpost.it