Questa settimana per “Le Grandi Interviste” ho avuto il piacere d’intervistare il Senatore dem Mauro Laus, componente della commissione Lavoro, capogruppo nella commissione sulla sicurezza sul lavoro, vicepresidente della Commissione Banche ma è anche stato Presidente del Consiglio Regionale del Piemonte.
Buona lettura!
Sen. Laus, lei è un autorevole esponente del partito democratico, lucano d’origine, torinese d’adozione dove è diventato un affermato imprenditore.
E’ dunque un protagonista politico e istituzionale con grande esperienza da cui possiamo avere suggestioni preziose per illuminare il presente e il futuro che ci attende.
Innanzitutto come vede la fase storica che stiamo vivendo?
Stiamo attraversando un momento di passaggio a mio avviso epocale. Alcuni accadimenti degli ultimi anni, tra cui l’evento pandemico e oggi lo scenario di guerra sul fronte ucraino, hanno svelato in modo dirompente alcune fragilità dei sistemi di vita e di governo degli Stati, ponendo talvolta con le spalle al muro le comunità nazionali e i loro governi. Il senso di incertezza verso il futuro è più intenso che mai e ci riguarda tutte e tutti, non più solamente le generazioni più giovani, verso le quali comunque abbiamo e dobbiamo avere un rinnovato senso di responsabilità.
Dopo il Covid nulla sarà come prima, è d’accordo e in che senso?
Sono certamente d’accordo, perché la pandemia mondiale è intervenuta a stravolgere ogni aspetto della vita pubblica e privata, modificando, talvolta in un senso irreversibile, anche il nostro modo di stare insieme. Lungimiranza impone di mettersi alla guida dei cambiamenti invece di subirli, chiamando a raccolta le migliori risorse umane di cui disponiamo per trasformare quel che finora è stato svantaggio in opportunità.
Contento della elezione del Presidente Mattarella…
Sono particolarmente contento e non soltanto per il valore e le qualità della persona. La rielezione di Mattarella si è rivelata un traguardo indispensabile alla luce del contesto in cui è maturata ma anche dei tragici avvenimenti che stiamo affrontando a livello internazionale.
Preoccupato del caro bollette?
Come potrei non esserlo? Lo sono da padre di famiglia come da imprenditore, dal momento che sulla strada della ripresa, verso l’uscita dal tunnel della pandemia, questa è una zavorra che rallenta il passo e allontana il momento di recupero, invece indispensabile, di competitività e del mercato interno dal punto di vista dei consumi.
Manca circa un anno e mezzo alla fine della legislatura, ci dica tre priorità assolute da realizzare.
Premesso che non ci sono priorità che possano essere del singolo parlamentare, i traguardi da raggiungere sono ben esplicitati dall’agenda Draghi sostenuta dalla maggoranza, a partire dalla riforma fiscale, con interventi di alleggerimento sui redditi medio bassi e anche a vantaggio delle imprese, un intervento indispensabile come spesso ripete il segretario Letta. C’è poi il piano di transizione ecologica e digitale e con esso quello di semplificazione e sburocratizzazione, entrambi legati a filo doppio con l’esigenza di accedere pienamente e in modo corretto alle risorse messe a disposizione dall’Europa attraverso il Pnrr. Infine, l’avvento del conflitto russo-ucraino, ha reso ancora più cogente un intervento sul caro-bollette.
È preoccupato dalla escalation della crisi russo ucraina? Ritiene che la Ue stia facendo per intero la sua parte?
L’aggressione subita dall’Ucraina ci riporta indietro di ottant’anni e ci costringe a fare a scelte nette seppure dolorose. Sono preoccupato per le vite umane in gioco, per il destino di interi popoli e per le conseguenze che la scelta scellerata del governo russo possono portare. Credo che l’Unione europea non si stia sottraendo al suo ruolo, benché soltanto con un’Europa politica e federale si potrà parlare di strategie e azioni davvero comuni.
Quali sono gli obiettivi di fine legislatura delle varie commissioni di cui fa parte?
Stiamo cerando una sintesi per efficientare i lavori dal momento che siamo oltre il giro di boa. Per quanto mi riguarda, mi batterò affinché possa arrivare in aula una proposta condivisa su salario minimo e giusta retribuzione (articolo 36 della Costituzione), una legge necessaria come strumento di riforma strutturale per il contrasto alla povertà. Contestualmente va presa di petto la questione delle regole sulla rappresentatività dei sindacati, riprendendo in mano le previsioni dell’articolo 39 della nostra carta costituzionale che nella sua seconda parte giace da sempre inattuato.
E infine noi sappiamo che lei è un convinto e appassionato combattente per una giustizia giusta… cosa pensa dei referendum? Prenderà una posizione pubblica?
Appartengo orgogliosamente a un partito e a un gruppo, in Senato, che non ha mai fatto mancare un contributo sui temi della giustizia e anche in specifico quelli trattati dai quesiti referendari. Non intendo muovermi dunque in modo scomposto perché credo non gioverebbe alla causa, mentre sarò al fianco di colleghe e colleghi nell’affrontare concretamente le riforme necessarie, sulle quali il referendum ha riacceso la luce.
Grazie Senatore da tutto il nostro portale e dai nostri lettori