Questa domenica per “Le Grandi Interviste” ho avuto il piacere d’intervistare il direttore Giorgio Rutelli. Trentanove anni, da un anno direttore responsabile di una delle testate online più autorevoli soprattutto sulla geopolitica, sulla politica estera ed europea, sulla difesa e la sicurezza, Formiche.net, Giorgio Rutelli già vicedirettore di Dagospia, è un interlocutore privilegiato per parlare delle grandi sfide che fanno tremare l’umanità’ a cominciare dalla pandemia.
Gentile direttore, grazie per la sua disponibilità!
Da due anni stiamo lottando contro una particella minuscola e invisibile che ha sconquassato il pianeta. Come il Covid ha cambiato il mondo, i suoi equilibri, noi stessi, le nostre priorità?
Da una parte ha cambiato tutto: ognuno di noi ha rimesso in discussione la propria vita, c’è chi ha voluto o dovuto reinventarsi, altri cercano di capire cosa succederà alla propria famiglia, alla propria attività. Dall’altra, non c’è tecnologia o smart working che tenga, restiamo animali sociali e non vediamo l’ora di tornare a incontrarci. Il boom di contagi delle ultime settimane nasce anche dall’insofferenza verso le restrizioni
Come hanno reagito alla pandemia le varie realtà del pianeta e quali sono i nuovi equilibri?
All’inizio ci pareva che le autocrazie avessero un vantaggio sulle democrazie. Il lockdown durissimo e il tracciamento implacabile messi in piedi dalla Cina sembravano dire al mondo che il loro sistema era superiore, almeno nella tutela della salute dei cittadini. La Russia era riuscita a sviluppare un vaccino prima degli altri, lo Sputnik V, e Putin ne aveva mandato una dose a Berlusconi quando era ricoverato al San Raffaele, per dimostrare che la forza scientifica dell’Unione sovietica non era rimasta sepolta sotto le macerie del Muro. A due anni dall’inizio della pandemia, lo scenario è ribaltato. I vaccini sviluppati da Stati Uniti ed Europa sono gli unici davvero efficaci, mentre la strategia cinese dello zero-Covid si sta rivelando impraticabile davanti a Omicron.
La nuova impennata di contagi ci preoccupa, ci sono stati errori? O è semplicemente la evoluzione naturale della pandemia?
A proposito di zero-Covid, oggi in Australia si registrano decine di migliaia di casi al giorno. Parliamo di un’isola in mezzo all’oceano Pacifico che può scegliere di isolarsi dal resto del mondo e lo aveva fatto molto bene durante le prime ondate. È chiaro che questa variante non si può sconfiggere, si possono solo mitigare i suoi effetti vaccinando il più possibile e aumentando le misure di protezione personale, senza ricorrere però a nuovi e drammatici lockdown.
Se le fosse chiesto un consiglio dai decisori politici cosa direbbe di fare?
In questi giorni va di moda picchiare sul governo e sui repentini cambi di strategia delle ultime settimane. Ma per lavoro osservo anche gli altri Paesi, e vedo Macron che vuole emmerder (far infuriare, per usare un eufemismo) i no-vax; la direttrice dei Cdc americani, i più importanti centri sanitari al mondo, sotto tiro per le sue decisioni, l’ultima aver ridotto da 10 a 5 i giorni di isolamento dopo il contatto con un positivo; l’Austria che esce da un confinamento draconiano per entrare nell’obbligo vaccinale. Non esistono best practices davanti a un virus sconosciuto e mutevole, e purtroppo manca un’autorità sanitaria globale (l’OMS ha mostrato tutta la sua inadeguatezza). Dunque bisogna navigare a vista e avere pazienza come cittadini, cercando di fare la nostra parte per mitigare gli effetti peggiori della più grande pandemia degli ultimi 100 anni.
Dopo la elezione del Presidente Biden ci sono le condizioni per rilanciare una agenda transatlantica?
L’agenda transatlantica è ripartita con forza, come non si vedeva dai tempi del pivot di Obama verso l’Asia. Anche Biden ha un interesse strategico nell’Indo-Pacifico, ma ha fatto una scelta netta all’inizio della sua presidenza: puntare su valori condivisi. Dal summit delle democrazie al Trade and Technology Council, dal G20 alla strategia sul clima, gli Usa sanno che l’Europa non è più la potenza militare o economica di un tempo, ma è un’alleata indispensabile nella difesa dei princìpi democratici. All’ombra russa che si allunga sull’Ucraina e a quella cinese su Taiwan si deve rispondere con il faro del nostro modello di società libera.
E cosa dovrebbero fare Italia ed Unione Europea per rafforzare questa scelta geostrategica?
Trovare la forza di parlare con una voce sola davanti alle sfide di questi giorni. La nostra dipendenza energetica e industriale non ci permettono di essere risoluti come gli Stati Uniti. Ma senza il nostro mercato Russia e Cina sarebbero, nel breve periodo, in grande difficoltà. Questa interdipendenza va fatta sentire da entrambe le parti. La furia di Mosca per il blocco del gasdotto Nord Stream 2 e di Pechino per il congelamento del Cai, l’accordo sugli investimenti tra Europa e Cina, è il segnale che anche la vecchia Europa ha armi per negoziare. Certo, alcune di queste scelte hanno conseguenze, come il prezzo del gas.
Mediterraneo ed Africa sono davvero priorità assolute?
Per noi, assolutamente. Il segretario alla Difesa statunitense Lloyd Austin ci ha “affidato” questa macro-regione, per vari motivi: perché come dicevo loro si stanno concentrando sul quadrante Pacifico; per la nostra vicinanza geografica, culturale e storica; e perché sono rimasti scottati dall’intervento in Libia, quello per cui Obama definì Sarkozy e Cameron freeriders (“scrocconi”) della potenza militare americana. È dunque l’occasione per dimostrare che l’Europa, e non solo la Francia, sanno come prendersi la responsabilità di aiutare una parte di mondo ancora instabile. Solo nel 2021 ci sono stati sei colpi di Stato in Africa, in Libia sono slittate le elezioni, Libano e Siria vivono crisi gravissime e l’Italia sta prendendo il comando dell’operazione Nato in Iraq e partecipa con i suoi uomini alla stabilizzazione del Sahel.
Cosa può dirci sulla Cina?
Pur restando una grande potenza economica in ascesa, è in una fase di stallo, la peggiore degli ultimi 30 anni. Ha grossi problemi finanziari dopo il collasso della sua più grande società immobiliare, Evergrande, che l’ha resa inaffidabile nel mercato obbligazionario. Sta cercando di domare il suo settore tecnologico, azzoppando aziende innovative per paura che diventino too big to control. Ha commissariato Ant, il braccio finanziario di Alibaba, paralizzato Didi (l’Uber cinese) e messo sotto controllo Tencent (social network, messaggi e videogiochi). È in guerra con gli Usa per il 5G, mentre i suoi porti si bloccano per settimane al primo caso di Covid, danneggiando il commercio internazionale e offrendo una pessima immagine per la cosiddetta fabbrica del mondo. Vuole schiacciare ogni spinta di autonomia di Taiwan come ha fatto con Hong Kong, ma l’isola ha una storia e un orgoglio diversi: pensi che pochi anni fa erano gli “esuli” di Taiwan a voler riconquistare l’intera Cina. Tutti questi fattori la portano a ripiegarsi su se stessa. Le conseguenze potrebbero essere molto serie.
Anno nuovo: più rose che spine secondo lei? Cosa pensa accadrà nella elezione del Presidente della Repubblica?
Mi pare che questo governo sia arrivato a un punto di svolta: anche se andasse avanti, non avrebbe la forza politica di fare le scelte nette che il cronoprogramma del Pnrr impone. Per questo mi auguro che i partiti non sprechino l’occasione di avere Mario Draghi al Quirinale. Se lo facessero, sarebbe un duro colpo all’immagine del nostro Paese e della sua classe dirigente. Che ancora una volta avrebbe chiamato uno dei suoi uomini migliori in un momento drammatico per poi disfarsene senza tanti complimenti.
Gentile dr. Rutelli grazie di cuore per la sua disponibilità e il suo tempo. Auguri per un felice 2022