Questa domenica per “Le Grandi Interviste” ho avuto il piacere d’intervistare il Senatore Francesco Giacobbe. Autorevole rappresentante della comunità italiana nel mondo. Nato a Catania nel 1958 ed emigrato in Australia alla fine del 1982 dove vive con Maria Rosaria e tre figli (David, Daniel e Nicholas). Ha pubblicato numerosi saggi e rapporti, partecipa a conferenze internazionali ed ha ricevuto diversi riconoscimenti accademici oltre a numerosi premi e riconoscimenti per il suo contributo alle comunità. Giacobbe é un dottore commercialista, da giovanissimo s’impegna nelle attività politiche e nel 2013 viene eletto in parlamento come Senatore della Repubblica.
Buona lettura!
Senatore Giacobbe siamo felici che egli abbia accettato di concederci una sua intervista. Ci dica subito: quale è il sentimento dei nostri connazionali nei confronti della guerra?
I nostri connazionali all’estero come credo la maggior parte dei nostri concittadini in Italia ripudiano la guerra, in particolar modo chi (ad oggi pochi) ricordano la Seconda guerra mondiale, le sue vicende, la povertà e soprattutto le conseguenze sociali ed economiche che spesso sono state le cause della decisione di lasciare l’Italia. Molti dei nostri connazionali, infatti, emigrarono subito dopo la Seconda guerra mondiale, e molti si stabilirono nel Paese adottivo, l’Australia.
Mi permetta dia aggiungere che il fenomeno dell’emigrazione è in contrasto, anzi l’opposto del concetto di conflitto e guerra. La scelta di lasciare il proprio Paese natio è fondamentalmente motivata dal desiderio di andare alla ricerca di una nuova vita, un futuro migliore e sereno per se stessi ed le proprie famiglie. Chi emigra scappa dalla povertà’, dai conflitti sociali, a volte dalle guerre. Ecco perché i sentimenti di chi emigra sono di assoluto ripudio della violenza e delle guerre. Gli italiani nel mondo desiderano vivere in società pacifiche e rispettose delle differenze sociali e personali. Sono contrari a qualsiasi forma di guerra.
Lei rappresenta milioni di cittadini che vivono lontano dalla madre patria. Pensa sia ancora forte il legame tra i nostri connazionali e l’Italia?
Il rapporto che c’è tra i nostri connazionali all’estero e l’Italia è un legame indissolubile. Ogni volta che incontro le nostre Comunità sento vivo questo legame e soprattutto il coinvolgimento che i nostri concittadini hanno nelle vicende dell’Italia. Seguono con molto interesse tutto il dibattito nazionale sulla politica, sulle questioni sociali e, in particolare, la cultura, la musica lo sport. In ognuno di loro poi c’è sempre uno sguardo legato particolarmente alla propria Regione e Città di provenienza. In tutto quello che le nostre Comunità fanno nell’ambito delle loro attività sociali e culturali c’è un legame all’Italia, nelle manifestazioni religiose, nei momenti di incontro di feste tutto richiama all’Italia e alle sue tradizioni anche culinarie.
Interessante il sentimento delle nuove generazioni che cresciuti nei paesi adottivi scelti dai loro genitori, sono oggi parte integrante del tessuto sociale, politico, culturale ed economico delle società locali dove occupano spesso importanti ruoli nei centri decisionali. Trovo in loro un grande legame con le loro origini, il loro heritage. Spesso accennano alla loro italianità come una caratteristica extra della loro personalità: la storia millenaria del nostro Paese li rende “superiori” alle colleghe ed amiche non di origine italiana.
In generale, quindi il legame è davvero forte sia fra le prime generazioni che fra i loro discendenti. Oserei dire molto più forte in alcuni casi del legame che c’è tra i connazionali in Italia alla propria Patria.
Quali sono i temi principali che la nostra comunità le pone quando vi incontrate?
Tanti i temi che ci vengono segnalati e trattiamo e ne citerò alcuni. Per rimanere in tema di legami, uno dei temi più urgenti è la cittadinanza; cioè il riacquisto della cittadinanza per le persone che in un dato momento storico, prima del 1992, hanno dovuto rinunciare a quella italiana per prendere la cittadinanza del Paese che li ha ospitati. Questo è motivo di sofferenza per molti dei nostri anziani che in maniera simbolica vorrebbero “morire italiani”. Se non si affronta questo tema ora purtroppo non ci saranno molte persone interessate nel futuro.
Altro tema la mobilità soprattutto quella giovanile; molti dei nostri giovani lasciano l’Italia a volte per accrescere la loro esperienza di lavoro all’estero, altre per rispondere alla domanda per professionisti e personale specializzato, altre perché’ animati dal desiderio di cercare migliori condizioni di vita nel futuro. A questi siamo chiamati a dare risposte nuove con schemi e parametri nuovi perchè nuove sono le loro esigenze. Da un sistema previdenziale che tenga conto di frequenti movimenti da una nazione ad un’altra, alla semplificazione del riconoscimento dii qualifiche professionali, alla facilitazione di tornare in Italia e trovare le stesse condizioni di carriera offerte all’estero, ad un forte domanda di collegamento con l’Italia all’esigenza di garantire un sistema di istruzione collegato all’Italia per le loro figlie e figli.
Altri temi ancora la gestione del pagamento delle pensioni italiani all’estero, l’assistenza sanitaria ai cittadini italiani iscritti AIRE che ritornano in Italia per brevi periodi di vacanze, ai diritti previdenziali per chi vive in paesi con cui l’Italia non ha un accordo di sicurezza sociale, la partecipazione dei giovani alla vita sociale e politica nelle nostre istituzioni all’estero e altri ancora.
Ma è davvero possibile fare il senatore a Roma poi tornare in Australia e poi rientrare a Roma quasi ogni mese?
Certo non è semplice soprattutto negli ultimi anni quando a causa della pandemia non si è riusciti a viaggiare. C’è una difficoltà innanzitutto legata al territorio da me rappresentato che comprende Asia, Africa, Oceania ed Antartide. Non sempre si riesce ad essere presente dappertutto ma in ogni caso si cerca di avere contatti costanti con la comunità per meglio capire quali sono le esigenze e cercare di dare delle risposte. C’è un impegno costante affinchè le esigenze più varie e diverse provenienti dai territori possano essere canalizzati in un lavoro parlamentare che dia delle risposte.
Lei è molto attivo nel sostegno alle attività imprenditoriali dei nostri connazionali. In che modo? Quali sono i suoi successi? Quali le sue occasioni mancate e i suoi progetti per il futuro?
Sono molto attivo nel promuovere l’internazionalizzazione delle nostre imprese all’estero. In questi anni ho cercato di sensibilizzare le nostre Istituzioni affinchè il nostro patrimonio nazionale possa essere usufruito anche all’estero. Quando parlo di patrimonio mi riferisco a tutte le idee, l’ingegno, la nostra forza lavoro che è richiesta all’estero perchè sinonimo di qualità ed eccellenza.
Le nostre Comunità all’estero sono stati i primi promotori del nostro Made in Italy ma abbiamo bisogno della presenza delle Istituzioni. Abbiamo bisogno di competenze ed investimenti per potere concorrere con altri Paesi e continuare a promuovere il nostro Sistema Paese nel mondo.
Innanzitutto, occorre investire nell’insegnamento della lingua italiana e nell’organizzazione di eventi culturali in grado di produrre un impatto nelle comunità locali per promuovere interesse nell’Italia moderna e nel Made in Italy.
Prima dell’interscambio economico finanziario è necessario promuovere l’interscambio delle persone. Organizzazione di progetti di ricerca collaborativi, scambi fra scuole, università ed organizzazioni professionali, sono iniziative che permettono il coinvolgimento anche delle nuove generazioni dei discendenti italiani nel mondo. Coloro che sono protagonisti di interscambi riescono a conoscersi meglio e stabilire relazioni che nel tempo possono sfociare in amicizia. Conoscersi meglio ed amicizia sono gli ingredienti della fiducia che è l’elemento essenziale per il successo di relazioni economico finanziarie.
Penso infine che l’Italia debba avviare una seria riflessione sulle strategie di internazionalizzazione per meglio utilizzare i due vantaggi competitivi che sono alla base del successo del Made in Italy: qualità ed innovazione. Ambedue derivano da sistemi e metodi di produzione risultato di secoli di esperienza per aggiungere valore di qualità a beni e servizi.
Alcuni Paesi come l’Australia sono ricchi di materie prime ma non hanno una significativa industria manufatturiera. Dall’altro lato si trovano in prossimità di nuovi emergenti mercati (per l’Australia, il Sud Est Asia e la regione del Pacifico) con i quali hanno già stabilito rapporti commerciali e canali di distribuzione.
L’Italia potrebbe mettere a disposizione le conoscenze dei sistemi di produzione per potere aggiungere valore ai prodotti primari locali. Aziende italiane e del paese ospitante potrebbero così organizzare nuove aziende in partenariato per produrre beni e servizi da collocare nei mercati interni ed esportare nei paesi limitrofi.
Un ultimo accenno all’importanza delle nuove generazioni dei discendenti italiani nel mondo. Si tratta di tantissimo talento che eccelle in molti settori dell’economia, della cultura, dello sport, della politica; che ricoprono ruoli importantissimi nei centri decisionali delle amministrazioni pubbliche e private locali, e che, come accennato prima, hanno un legame indissolubile ma spesso “sopito” con il nostro Paese. Occorre stimolare il loro legame con l’Italia coinvolgendoli in iniziative ed attività nei settori di attrazione del nostro Paese: sport, musica, stile di vita, cultura, lingua, turismo.
Mi permetta di concludere affermando con firma che in aggiunta agli incentivi per le aziende italiane coinvolte nei processi di internazionalizzazione, occorre destinare risorse anche per le attività che coinvolgano le nostre comunità nel mondo. Sarà un importante and proficua opportunità di investimento per il futuro dell’Italia nel mondo.
Grazie Senatore Giacobbe per questa bella intervista.