Questa settimana per “Le Grandi Interviste” ho avuto il piacere d’intervistare il Senatore Dario Stefàno autorevole esponente del Partito Democratico, presiede la commissione Affari Europei del Senato e già apprezzatissimo assessore alla agricoltura della Regione Puglia.
Grazie per aver accolto il nostro invito.
Senatore lei è un protagonista politico e istituzionale con grande esperienza da cui possiamo avere suggestioni preziose per illuminare il presente e il futuro che ci attende. Innanzitutto, come vede la fase storica che stiamo vivendo?
La fase che stiamo attraversando è certamente impegnativa, ma dico una cosa scontata. La crisi pandemica, infatti, come abbiamo visto, ha manifestato i suoi effetti non solo sul piano sanitario, ma anche su quelli sociali ed economici. Purtroppo, la ripresa economica che avevamo abbracciato dallo scorso anno sta incontrando delle difficoltà obiettive, nuove, e per certi versi molto più accentuate di quanto si potesse prevedere, quali ad esempio l’inflazione e l’aumento del costo dell’energia. A questo scenario, si va sommando anche una crisi internazionale particolarmente delicata e grave, che tocca i confini europei.
Dopo il Covid nulla sarà come prima, è d’accordo e in che senso?
Questa pandemia probabilmente ha reso più evidenti vecchie e nuove fragilità, ma oltre alla rivalutazione dello straordinario valore “universale” del sistema sanitario nazionale ha portato con sé, in maniera direi quasi paradossale, alcuni meriti. Mi riferisco ad esempio alla “riscoperta” del vincolo solidale, proprio al genere umano, poiché il Covid ha reso particolarmente evidente la vulnerabilità della nostra esistenza. In Europa, a questo vincolo è stato dato un nome: Next Generation Eu. Quando viene affermato che nulla sarà più come prima, si parte dalla maggiore consapevolezza e sensibilità maturate verso l’ambiente e dalla convinzione che un sistema economico e sociale che non tenga insieme il rispetto ambientale e dell’uomo, della effettiva accessibilità di tutte e tutti ai diritti universali, non può più essere perseguito.
Lei ha molto sostenuto la candidatura del Presidente Casini a capo dello Stato. Perché?
Davanti alla dichiarata indisponibilità del Presidente Mattarella, che è sempre stata l’opzione desiderata, ho sempre sostenuto che al Colle si dovesse assicurare continuità con una guida di profilo politico e che parallelamente fosse utile che il presidente Draghi proseguisse l’importante lavoro avviato alla guida del governo del Paese.
Il profilo del Presidente della Repubblica, a mio avviso, non può essere scevro da una matura esperienza parlamentare, dal possesso di quella che io amo definire “grammatica parlamentare”, da una certa perizia e familiarità con la politica estera e, soprattutto, dalla capacità di interpretare il ruolo di garante dell’autonomia ai diversi Organi costituzionali, ma anche di autorevolezza del Parlamento che, in una Repubblica come la nostra, è organo sovrano.
La lunga esperienza parlamentare del Presidente Casini era assolutamente “fit” a questo identikit, con la capacità dunque di tenere unito Parlamento e Paese.
Ma è contento della elezione del Presidente Mattarella?
Assolutamente sì. Sul Presidente Mattarella si segna da anni una crescita di fiducia da parte degli italiani. È stato un vero faro durante la pandemia, ed è certamente un suo merito se la figura del Presidente della Repubblica oggi è percepita con affetto da parte dei cittadini. Mi ripeto: Mattarella era la prima opzione naturale, che tiene e rende preziose tutte le peculiarità a cui accennavo ma che, però, era inizialmente congelata dalla contrarietà, oltre che della Meloni, di Salvini e di alcune fasce di 5S, forse rimaste ancora affezionate alla vicenda grottesca della richiesta di impeachment … sono gli stessi che nel corso del tempo hanno cambiato idea anche su Tap, Ilva, Europa e via dicendo …
Manca circa un anno e mezzo alla fine della legislatura, ci dica tre priorità assolute da realizzare.
La fine della legislatura è da ritenere leggermente anticipata andando a coincidere di fatto con l’ultima legge di Bilancio che sarà approvata a dicembre 2022. Quindi, in realtà, siamo molto più prossimi, molto più vicini al suo termine.
Le tre priorità che come classe politica, a mio avviso, dobbiamo darci sono: portare a compimento i previsti milestones e target del Pnrr per questo 2022, scrivere per bene le regole del gioco democratico, ossia dare agli italiani una nuova legge elettorale che assicuri rappresentanza a tutti i territori, ed infine approvare una legge di Bilancio che sia di stimolo e accompagni il Paese alla crescita e alla ripresa economica.
E’ preoccupato dalla escalation della crisi russo ucraina? Ritiene che la UE stia facendo per intero la sua parte?
Spero veramente che ci si limiti ad un braccio di ferro a suon di telefonate e comunicati. L’idea di un conflitto aperto in Europa è a dir poco catastrofica. In politica estera la voce dell’UE, purtroppo, troppo spesso ancora si spegne a favore di alcuni assoli da parte di singoli Stati membri. Per questo auspico che da ognuno di loro emerga la consapevolezza che in un mondo sempre più globalizzato l’Europa solo unita può far contare la sua voce e le sue ragioni, anche in politica estera. Certo è però l’impegno da parte di tutti i partner a scongiurare l’ipotesi dell’accensione di questo conflitto. Senz’altro positivo e incoraggiante.
Quali sono gli obiettivi di fine legislatura della commissione che Lei presiede?
La Commissione Affari Europei del Senato ha il compito fondamentale di approvare le due leggi annuali che consentono il periodico adeguamento dell’ordinamento interno all’ordinamento europeo. Sono la legge di delegazione europea e la legge europea. Dobbiamo approvare ora le ultime due leggi per il 2022 in modo tale da ridurre sempre di più il carico delle infrazioni pendenti per l’Italia. Un adeguamento tempestivo è anche un buon biglietto da visita per i nostri interlocutori europei. Proseguiremo anche il nostro compito principale nella fase ascendente, cioè di verifica che le proposte normative europee rispettino i principi di sussidiarietà e proporzionalità. Saremo attenti a che la legislazione europea non sia eccessivamente gravosa di oneri per i cittadini e le imprese e vada a coprire ambiti dove l’intervento europeo presenta un effettivo valore aggiunto. E ce ne sono tanti.
Oltre a questi compiti istituzionali, dovremo svolgere l’attività che ci richiede il controllo sull’attuazione delle misure contenute nel Pnrr, sia per quanto riguarda le riforme legislative, come ad esempio la riforma degli appalti, sia per quanto riguarda gli investimenti, che sono particolarmente importanti nei nostri territori. soprattutto nel nostro Mezzogiorno. Sarà importante verificare che il nostro Paese sia in grado di spendere correttamente tutte le ingenti risorse ad esso assegnate e che consegua reali obiettivi di cambiamento.
E infine noi sappiamo che Lei è un convinto e appassionato combattente per una giustizia giusta… ci può dire quale è la questione essenziale da affrontare perché si abbia davvero una giustizia giusta?
Credo che l’elemento centrale e cruciale per la giustizia sia in primis il tempo. Dobbiamo assolutamente ridurre i tempi della giustizia: una giustizia lenta è la negazione stessa della giustizia innanzitutto per la vittima, ma anche per il presunto colpevole che, comunque, ha pieno diritto ad un giudizio in tempi ragionevoli. Ma dobbiamo anche sollevarla dalle tentazioni di chi è pronto a sfregiarla perché alla ricerca di visibilità mediatica, sebbene e per fortuna si tratti di piccole frange sempre più minoritarie. È una questione che investe nella sua interezza il rispetto e la tutela dei diritti, che sono bene supremo.
Grazie Senatore è stato un piacere e un privilegio ospitare questa conversazione sul nostro portale.