Questa settimana per “Le Grandi Interviste” ho avuto il piacere d’intervistare il professor Paolo Pagnotta è un cardiologo di chiara fama. Le sue aree di maggiore interesse riguardano l’interventistica coronarica complessa con approccio mininvasivo (radiale), l’interventistica cardiaca strutturale, l’interventistica vascolare periferica e l’Interventistica per il trattamento dell’ipertensione arteriosa resistente. Attualmente ricopre l’incarico di Responsabile delle di Emodinamica presso l’Unità di Cardiologia clinica e interventistica dell’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano.
Grazie Professore per aver accolto il nostro invito e per dedicarci il suo tempo prezioso.
Professore si aspettava questa impennata improvvisa di Covid positivi?
Dai report periodici dell’ISS sull’andamento pandemico, ciò che si evince in modo inequivocabile è un forte aumento dell’incidenza di positivi al Covid 19 nella popolazione in età scolare e in particolare nella fascia di età 6-11, dove si osserva all’incirca il 50% dei casi diagnosticati nella popolazione 0-19, con un aumento del tasso di ospedalizzazione, in questa faccia di età, (poco sopra 2 ricoveri per 100.000 abitanti) nelle ultime 2 settimane, mentre nelle altre fasce di età risulta stabile.
La carenza di vaccinazioni in tutto il mondo non occidentale ha permesso e permette la selezione di nuove varianti del virus.
Nel nostro paese dunque le fasce di popolazione più vulnerabili e di circolazione del virus e nuova variante prevalentemente Omicron, sono diventate inevitabilmente le scuole e le fasce di età adolescenziali e giovani
Se i governi nazionale e regionali le chiedessero un consiglio, cosa direbbe loro?
L’osservazione acuta dell’andamento pandemico ci dovrebbe mettere in condizione di porre attenzione prevalentemente a due aspetti salienti: in questo momento la scuola “è il vero anello debole della catena”.
I bambini non sono vaccinati e sono altamente socializzati e socializzanti.
Le cautele che dobbiamo avere in più sono innanzitutto sulla frequenza scolastica.
Tutte le scuole, in molti paesi europei, sono dotate di rilevatori che segnalano saturazione dell’aria di anidride carbonica e quindi quando si rende necessario un ricambio di ventilazione (da noi sono insufficienti). Questo è un elemento di debolezza.
L’altro punto critico è “il sistema di test & tracking”, perché dipende dalla Regione, ma ci sono alcune scuole in cui le Asl e i Dipartimenti di prevenzione non riescono a fare tempestivamente i test per mancanza di personale e quindi la classe va in Dad. Le Regioni devono attrezzarsi per rafforzare i Dipartimenti di prevenzione!
Da ultimo vorrei porre l’accento riguardo la quota di persone ancora “resistenti” alla campagna vaccinale. Non mi piace parlare di “no vax”. Le ragioni delle perplessità e indisponibilità possono essere diverse. suscitare ulteriori polemiche che posso avere una eco strumentale non è un fatto positivo.
Ritengo che una maggiore campagna informativa sin dagli esordi della disponibilità dei vaccini avrebbe potuto limitare le cosiddette resistenze!
L’emergenza Covid rischia di marginalizzare l’importanza di altre patologie come quelle cardiovascolari?
A partire da gennaio 2020, l’infezione COVID-19 da nuovo coronavirus SARS-CoV-2 è diventata un’emergenza sanitaria planetaria. Ad oggi, i dati dell’OMS riportano, a livello mondiale, un numero di contagi da SARS-CoV-2 superiore ai 5 milioni, con oltre 340 000 morti. Di questi contagi, circa 2 milioni hanno interessato l’Europa, con l’Italia che risulta il quarto paese più colpito dopo Spagna, Regno Unito e Russia, con oltre 225 000 casi confermati.
Una situazione di tale portata ha determinato in molti paesi l’adozione di misure restrittive per il contenimento del numero dei contagi.
Così come avvenuto negli anni scorsi in occasione dell’epidemia (SARS), verificatesi nel 2002-2003, anche ora in epoca COVID-19, è stato accertato che le strutture ospedaliere e sanitarie in generale, possono rappresentare i principali vettori di trasmissione del virus.
Da ciò l’esigenza di soprassedere alle prestazioni ospedaliere non urgenti e procrastinabili, al fine da una parte di prevenire la diffusione nosocomiale dell’epidemia e dall’altra di aumentare la capacità di accoglienza ospedaliera dei casi più gravi.
Questo ha inevitabilmente determinato una riduzione, variabile dal 10% al 30% del ricorso da parte dei cittadini ai servizi di emergenza/urgenza ospedalieri.
In ambito cardiologico, dove la maggior parte delle condizioni patologiche acute richiede dei trattamenti tempo-dipendenti, ciò ha causato fin dagli esordi della pandemia COVID-19 evidenti ripercussioni.
Nel periodo immediatamente successivo all’adozione di misure restrittive è emersa l’evidenza di una riduzione dei ricoveri ospedalieri per SCA (sindromi coronariche acute) del numero di procedure di coronarografia e di PCI (Angioplastiche coronariche) del numero di attivazioni del laboratorio di Emodinamica per i pazienti con STEMI (infarto miocardico acuto) nonché la conferma di un maggior ritardo di presentazione degli STEMI e di un prolungamento delle tempistiche intraospedaliere di intervento terapeutico.
E’ stata anche documentata una riduzione del numero di ricoveri per scompenso cardiaco acuto (del 45-46%) per fibrillazione atriale (del 52-53%), per embolia polmonare (del 60% circa) e per malfunzionamento dei dispositivi (del 25-30%)!
Non possiamo escludere che alla base della riduzione del numero di ricoveri per SCA, sia durante epidemia SARS, che attualmente in contesto della pandemia COVID-19, ci sia un’effettiva variazione di incidenza di cardiopatia ischemica acuta come conseguenza della riduzione degli stressor e del cambiamento dello stile di vita che il distanziamento sociale comporta.
Tuttavia il dato conseguente più clamoroso è stato la registrazione di una mortalità cardiovascolare, osservata durante la pandemia COVID-19, complessivamente quasi doppia rispetto al periodo analogo dell’anno precedente (non COVID rappresentato).
I dati italiani più recenti evidenziano un aumento significativo della mortalità che non è completamente spiegato dai decessi attribuiti all’infezione COVID-19.
È evidente quindi che questa osservazione, unitamente al ridotto numero di SCA che si sono presentate negli ospedali, pone l’interrogativo che alcuni pazienti possono essere deceduti per SCA senza cercare assistenza medica.
Ci può dire che stile di vita bisognerebbe condurre per prevenire le malattie cardiovascolari?
Le malattie cardiovascolari comprendono un’ampia gamma di disordini più o meno invalidanti, di tipo acuto, cronico, degenerativo o genetico.
Tra di esse le più note e invalidanti possono essere l’infarto del miocardio e l’ictus cerebrale.
L’impatto di tali patologie è in aumento costante nella nostra società, esse sono riconducibili a un gruppo molto circoscritto di fattori di rischio, individuati con precisione. La maggior parte di questi fattori sono riconducibili a comportamenti errati, e sono quindi facilmente modificabili da noi stessi nell’ambito del nostro stile di vita.
Mi riferisco all’astensione dal fumo per chi è avvezzo a tale pratica. Un regolare programma di attività fisica quotidiana (almeno 30-40 minuti di attività aerobica quotidiana). Un’alimentazione equilibrata e tendenzialmente mediterranea nella quale possano avere uno spazio maggiore le carni prevalentemente bianche, il pesce azzurro, le verdure e gli ortaggi di stagione, oltre che in modo misurato l’olio extravergine di ulivo!
Di contro sono riconosciuti altri fattori di rischio non modificabili, come la genetica, il genere o l’ambiente e la società in cui viviamo.
E’ chiaro che se un soggetto vive in condizioni socio-economiche disagiate avrà un’alimentazione meno corretta rispetto a chi vive una condizione migliore. Oppure le popolazioni molto industrializzate come quelle occidentali in genere, dove notoriamente si adottano regimi alimentari scorrette per necessità di ritmi di vita lavorativa, disattenzioni o incuranze in genere, vi è una maggiore incidenza di malattie cardiovascolari. Sottoporsi a controlli, soprattutto laddove non è possibile modificare i fattori di rischio, diventa dunque fondamentale e importantissimo anche quando si siano già manifestati sintomi di una malattia cardiovascolare!
Uno screening accurato, per l’individuazione di una malattia del sistema cardiovascolare, diventa dunque uno strumento essenziale quando sono presenti in un soggetto duo e più di questi fattori di rischio.
Un soggetto cardiopatico ha di solito alle spalle già un background medico.
La fascia di età consigliata per uno screening accurato, in soggetti sani, è dunque 35-65 anni! Altamente suggerito è nei giovani (under 40), soprattutto maschi, se fumatori e con una storia genetica di ipercolesterolemia, diabete o iperglicemia!
Per Lei è fondamentale il rapporto che si instaura tra medico e paziente e il considerare il paziente una persona, non un numero?
Quando si parla di relazione medico-paziente si parla di alleanza terapeutica e di empatia. Il termine “alleanza” deriva dal latino “allegare” che significa “legare a”. Alleare significa “legare insieme con patto principi”.
Il termine “terapeutico” deriva dal greco “therapéia” che vuol dire “servizio, cura”, inteso come servizi resi agli dei nel culto, agli uomini col trattamento medico, alle piante con la loro coltivazione.
Il termine empatia deriva dal greco “empatheia”, composto da en-, “dentro”, e pathos che significa “sofferenza o sentimento”.
Il termine indicava il rapporto emozionale di partecipazione che legava l’aedo, ossia l’autore-cantore professionista, al suo pubblico.
In psicologia l’empatia è la capacità di comprendere lo stato d’animo e la situazione emotiva di un’altra persona.
Comprendere grazie a un processo di immedesimazione, i sentimenti e gli stati d’animo altrui.
Non significa necessariamente essere compiacenti e accondiscendenti. Non significa sottostare a qualsiasi pretesa o capriccio o comportamento non funzionale del paziente.
Significa piuttosto comprendere il più possibile la prospettiva del paziente e interagire di conseguenza, con la modalità più funzionale in quel momento, a quella persona in funzione dell’obiettivo.
Pensa che il 2022 porterà a nuove scoperte, a innovazioni scientifiche e tecnologiche nel campo delle malattie del cuore?
Nonostante i miglioramenti negli scorsi decenni, recenti evidenze suggeriscono che i tassi di infarto miocardico, ictus e altri eventi cardiovascolari aumentano in alcuni gruppi, soprattutto negli adulti tra i 35 ei 65 anni. Questi eventi sono frequenti, costosi e in gran parte prevenibili.
Un’iniziativa USA, coordinata da “Centers for Disease Control and Prevention (CDC)” e da “Centers for Medicare & Medicaid Services (CMS)”, è stata lanciata nel 2012 con un obiettivo a 5 anni per prevenire 1 milione di eventi cardiovascolari acuti e per migliorare la prevenzione dei principali fattori di rischio cardiovascolare.
Le proiezioni che utilizzano i dati del periodo 2012-2014 suggeriscono che potrebbero essere stati prevenuti circa 500.000 eventi entro il 2016, nonostante che il miglioramento dei fattori di rischio sia stato ancora troppo lento.
In questo contesto pandemico è comunque evidente che deve essere fatto ogni sforzo strategico e organizzativo al fine di sensibilizzare i pazienti con sintomi cardiovascolari acuti a continuare a rivolgersi ai servizi di emergenza/urgenza territoriali ed ospedalieri e di assicurare dei percorsi di assistenza diagnostico-terapeutica specifici che rendano centrale anche il ruolo della medicina di base.
Ci sono studi in fase avanzata per promuovere alcune novità farmacologiche per il trattamento dei principali determinanti del rischio cardiovascolare: ipertensione arteriosa, Ipercolesterolemia e diabete mellito.
Alcune novità riguarderanno nuovi agenti anticoagulanti orali, fondamentali nella prevenzione degli eventi trombo embolici, frequentissimi in alcune forme di aritmie cardiache!
In particolare vi è molta attesa per i nuovi inibitore orale del fattore XIa. Un nuovo anticoagulante in grado di eguagliare l’efficacia dei farmaci già disponibili e inibitori del fattore Xa, senza l’elevato rischio di effetti collaterali di sanguinamento, che possono limitare l’uso di tali fluidificanti del sangue.
Allo studio inoltre farmaci basati sull’interferenza dell’RNA (RNAi), o silenziamento genico sia per la cura dell’ipercolesterolemia che dell’ipertensione arteriosa.
Un trattamento RNAi semestrale per l’abbassamento del colesterolo”.!! Analogamente per l’ipertensione con un farmaco RNAi, progettati per essere somministrato due o quattro volte l’anno.
Il farmaco indicato per l’ipertensione resistente, che persiste nonostante il trattamento farmacologico convenzionale. L’RNAi avrà come bersaglio l’angiotensinogeno (AGT), che fa parte di un sistema ormonale che regola la pressione sanguigna e l’equilibrio dei liquidi nel corpo.
Sono inoltre in corso studi per valutare l’efficacia di altri farmaci per il trattamento dell’’ipertensione lieve-moderata.
Nel campo dell’Interventistica cardiovascolare (procedure terapeutiche mininvasive e non chirurgiche tradizionali) ci saranno certamente ulteriori applicazioni e novità per il trattamento dei disordini funzionali delle valvole cardiache e delle aritmie cardiache.
Grazie ancora gentile Professore, i suoi suggerimenti e le sue riflessioni saranno di grande interesse per i nostri lettori