Nelle prossime ore inizieranno le votazioni per il presidente della Repubblica.
Per me sarà la prima volta e mi sento emozionato se penso che anche il mio voto contribuirà ad una scelta fondamentale per la vita della Repubblica, per i rapporti con l’Europa e con il mondo. Ma quando guardo alla platea dei grandi elettori composta dai senatori e dai deputati e dai delegati delle regioni, trovo un vuoto che certo non potrà essere colmato ora ma deve essere oggetto di riflessione e di soluzione successiva.
Mi riferisco alla rappresentanza della deputazione italiana al Parlamento europeo. Non è la prima volta che ne parlo, prendemmo un’iniziativa anni fa che non sortì il successo sperato. La rappresentanza italiana nel Parlamento europeo è una delle articolazioni della democrazia italiana. E lo stesso Trattato di Lisbona stressa efficacemente il principio di cooperazione tra i Parlamenti nazionali e il Parlamento europeo.
Privare gli eletti dai nostri cittadini nella assise europea del diritto di concorrere alla elezione del Presidente della Repubblica è un non senso. E riparare questo non senso sarebbe giusto e utile oltre che funzionale a dare la stessa dignità a chi rappresenta l’Italia in Italia e a chi la rappresenta in Europa.