Belfagor è un nom de plume, di dichiarato sapore ereticale, scelto da alcuni amici del portale per esternare note e commenti fuori dalla ritualità e stimolare riflessioni spregiudicate e coraggiose sullo stato e le prospettive della politica italiana.
Chissà cosa penserebbe oggi Luigi Russo, Direttore della Normale Scuola Superiore di Pisa, che nel lontano 1946 battezzò Belfagor la rivista di varia umanità cui furono chiamati a collaborare nel tempo intellettuali “eretici” come Armando Saitta, Luigi Salvemini, Norberto Bobbio, Gianfranco Contini, Pietro Calamandrei e molti altri, spinti esclusivamente dal desiderio di proporre una lettura non conformista della realtà.
“Le scintille di Belfagor” sono un punto d’incontro per condividere osservazioni, studi e commenti sulla realtà che stiamo vivendo e sulle istanze che ne provengono, nato da una coscienza civica feconda e molto attenta.
Esternazioni libere ed anche provocatorie, che ovviamente non impegnano il titolare responsabile del portale. Buona lettura!
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“In un mondo pieno di carnivori, i vegetariani vivono tempi difficili” avvertiva nel 2018 l’allora ministro degli esteri tedesco Sigmar Gabriel parlando del ruolo dell’Unione Europea in un mondo che cambiava.
Il trattamento riservato al responsabile della politica estera dell’Unione Josep Borrell, ingiustamente umiliato nel corso della sua coraggiosa e conciliante visita a Mosca a febbraio, e le sanzioni nei confronti di un dirigente pacato e responsabile come David Sassoli sono provocazioni che testimoniano dell’ostilità dei dirigenti russi rispetto all’Europa.
Una aggressività che non cozza solo con le buone maniere diplomatiche ma che contribuisce a destabilizzare Ucraina e Libia, portando la guerra alle porte dell’Europa.
Di fronte ad un potere autoritario e vorace che comprende solo il rapporto di forza, il linguaggio di potenza e la provocazione, l’Europa non può apparire ingenua e debole e porgere la guancia.
L’autoritarismo russo minaccia direttamente le democrazie europee, sostenendo la disinformazione e le forze più retrive.
E allora è necessario non solo un cambio di passo e una reazione alle provocazioni di Mosca ma un nuovo approccio più realista e offensivo.
Puntare sulle sanzioni, parlare direttamente ai cittadini russi e alla società civile dando una sponda vera alle forze di cambiamento, fermare la destabilizzazione russa in Ucraina e nel Mediterraneo, rimettere la democrazia e diritti umani al centro dell’agenda, fermare il gioco di chi come Orban si presta apertamente alle operazioni di Putin sono alcuni dei cambiamenti necessari. Ed è anche il banco di prova su cui fare sorgere quella potenza europea che tanto si fatica a scorgere in politica estera ma di cui mai come oggi c’è bisogno per salvare la nostra democrazia ed aiutare I tanti cittadini russi che chiedono libertà e diritti.