Con un accordo “storico” al vertice del G7 in Cornovaglia i leader mondiali si sono impegnati a condividere le dosi di vaccino contro il Covid-19 a livello internazionale, per sostenere un accesso equo globale e aiutare a porre fine alla fase acuta della pandemia. Facendo seguito al vertice mondiale sulla salute del G20, sotto la regia del presidente del Consiglio italiano Mario Draghi e dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, e al summit Gavi Covax AMC, ospitato dal primo ministro giapponese Yoshihide Suga, i paesi del G7 si sono impegnati a condividere direttamente almeno 870 milioni di dosi di vaccini contro il Covid-19 con i paesi più poveri, con l’obiettivo di consegnarne almeno la metà entro la fine del 2021, e hanno riaffermato il loro sostegno a Covax, la più grande operazione di acquisizione e fornitura di vaccini nella storia lanciata dalle Nazioni Unite e i suoi partner.
La decisione del G7 è un importante impegno soprattutto verso il continente africano ancora nel pieno della gestione dell’emergenza pandemica. Anche se ci auguravamo che questo vertice affrontasse anche una serie di emergenze interconnesse che meriterebbero la stessa attenzione.
Pur avendo riscontrato tra i tassi più bassi al mondo di contagiati, elemento che è stato causa di grandi speculazioni e di un tardivo impegno nel garantire il vaccino in tempi rapidi, la questione africana rimane una seria variabile per la salute pubblica internazionale ma anche per lo sviluppo economico dello stesso continente.
Dovrebbe essere interesse globale, soprattutto della vicina Europa, agire per garantire non solo una distribuzione equa e tempestiva dei vaccini nei luoghi in cui il virus è ancora endemico e quindi soggetto a mutazioni, ma anche fornire strumenti e risorse per poter curare chi continua ad ammalarsi permettendo cosi di salvare vite ma anche di riavviare meccanismi di crescita inevitabilmente arenatisi con la crisi.
Certo, la priorità dell’agenda internazionale rimane il controllo di eventuali evoluzioni che hanno il potenziale per mettere a rischio l’efficacia del vaccino esistente a livello globale con l’emergere di future varianti.
È comprensibile che ’impegno del G7 sia mirato a favorire una più veloce distribuzione del vaccino.
Ma per ottenere risultati ottimali la comunità internazionale deve compiere uno sforzo davvero significativo e assicurarsi che nessuna regione del continente venga trascurato.
Non lasciare alcun paese indietro favorirà solide basi per la ripresa sociale ed economica in Africa oltre che la prevenzione di serbatoi virali e di nuove varianti di Covid-19.
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Belfagor è un nom de plume, di dichiarato sapore ereticale, scelto da alcuni amici del portale per esternare note e commenti fuori dalla ritualità e stimolare riflessioni spregiudicate e coraggiose sullo stato e le prospettive della politica italiana. Chissà cosa penserebbe oggi Luigi Russo, Direttore della Normale Scuola Superiore di Pisa, che nel lontano 1946 battezzò Belfagor la rivista di varia umanità cui furono chiamati a collaborare nel tempo intellettuali “eretici” come Armando Saitta, Luigi Salvemini, Norberto Bobbio, Gianfranco Contini, Pietro Calamandrei e molti altri, spinti esclusivamente dal desiderio di proporre una lettura non conformista della realtà.
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