Poche parole per introdurre la mia rubrica “Basilicata. La storia, la politica, il suo popolo”.
Ritengo che la conoscenza sia una grande risorsa, come anche un’ottima opportunità di crescita, e sono convinta che entrare nelle radici profonde di un territorio, specialmente in quelle del proprio territorio, sia un’esperienza che richiede tempo, sacrificio e dedizione per crescere con consapevolezza.
E’ un po’ come ricostruire l’albero genealogico della propria famiglia perché, in fondo, la Basilicata è una grande famiglia.
La mia rubrica rappresenta il mio impegno per i lettori lucani e non, per questo mi auguro che siate invogliati a leggere le storie che vi propongo con la stessa forza che mi caratterizza e mi induce a divulgare quanto più possibile la bellezza delle radici a cui appartengo. Raccoglierò le testimonianze di quanti hanno concorso a realizzare il quadro politico e la storia della Basilicata, utilizzando al meglio le potenzialità del territorio.
Buona lettura!
Rosita Stella Brienza
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CHI SONO I GIOVANI LUCANI? SCOPRIAMOLO INSIEME.
E’ difficile dare voce a tutti in Basilicata, ma voglio fare una scommessa con me stessa e così proverò a seguire tutte le generazioni, mettendole una di fronte all’altra con l’obiettivo di fare una sorta di fotografia del territorio per toccare temi che pongono grandi punti interrogativi, ma anche sfide attualissime.
Chiunque voglia venire in Basilicata, chiunque legga di Basilicata, chiunque è affascinato e curioso di conoscere un posto dove le difficoltà algebricamente sarebbero elementari, ma che, specchio del problema di Delo, per le soluzioni bisognerà cercare precisi strumenti. Quindi, è giusto che lo si spieghi bene questo piccolo posto, senza fermarsi a ciò che mostra l’apparenza per scoprire non solo la bellezza e la purezza dei luoghi, ma anche per conoscere i numerosi privilegi e, tra questi, sicuramente, ce n’è qualcuno da rafforzare per garantire un futuro migliore.
Ascoltiamo allora le voci dei giovani e, in questo caso, cominciamo con quella di una donna che ha scelto di rimanere in Basilicata, andando controcorrente rispetto al dilagante fenomeno dei “cervelli in fuga”. Si chiama Antonella D’Andria ed è nata ad Acerenza.
Sono acheruntina e laureata magistrale in Lingue e letterature straniere. Ho una passione incontrollabile per lo spagnolo in tutte le sue forme artistiche, culturali e gastronomiche. Lui apprezza e contraccambia. Mi occupo di comunicazione e pubbliche relazioni per un importante brand lucano ed inoltre sono addetto stampa delle Pro Loco Unpli di Basilicata. Scrivo per il Mattino di Puglia e Basilicata luogo virtuale che le permette di fare ciò che ama, raccontare la mia terra.
Acerenza è un piccolo borgo situato ad 833metri, la sua alta rupe domina le valli sottostanti e sin dall’antichità è stata una preda ambita da parte di tutte le civiltà che si sono avvicendate. Il periodo di massimo splendore è quello relativo al medioevo in cui si terminano i lavori della Cattedrale di Santa Maria Assunta e San Canio, cuore pulsante della cittadina lucana e dell’intera diocesi.
La prestigiosa rivista americana Forbes cita Acerenza tra le dieci mete più belle del mondo da visitare, inoltre viene considerata da sempre uno dei borghi più belli d’Italia.
Cosa manca ai giovani acheruntini?
Vedo nel mio paese lo specchio del nostro tempo, sicuramente il lavoro manca e le infrastrutture dovrebbero essere incrementate. Gli acheruntini hanno dalla loro una caparbietà e una inventiva rara, valori che permettono spesso di reinventarsi.
Quali sono i momenti dell’anno in cui si vive meglio, ci racconta, se possibile, un evento particolare?
Acerenza è una cittadina che gode di una importante affluenza turistica, ovviamente i mesi più frenetici e frequentati sono quelli primaverili ed estivi. La pandemia ha inibito molte attività, l’estate ovviamente non sarà colma di iniziative. Speriamo davvero di poter presto le nostre strette stradine pullulare di gente.
Come ti immagini tra dieci anni?
Non immagino la mia vita distante da questa terra. Spero di crescere professionalmente e di poter continuare a dare il mio contributo da lucana in Lucania.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Continuare a scommettere su me stessa e intensificare la mia formazione, credo che questa consapevolezza sia fondamentale per poter creare delle fondamenta solide.
C’è qualcuno che ad Acerenza si impegna per i giovani?
Credo che ci siano molte persone che fanno tanto per questa cittadina. Un ruolo fondamentale è realizzato dalle associazioni che da sempre permettono ai fanciulli prima e ai giovani poi di individuare il proprio posto nel mondo: il Concerto Bandistico, L’oratorio Stella Polare, La Pro Loco e L’associazione Culturale. Tornando alla formazione, la scuola è davvero molto impattante nel mio borgo, abbiamo la fortuna di avere una classe docente davvero preparata.
Cosa manca nel posto in cui vivi?
Sembrerò monotona, ma la risposta è la stessa: lavoro e infrastrutture. Acerenza non è lontana dalle problematiche che attanagliano il Sud.
Tu cosa faresti per i giovani?
Nel mio piccolo credo di dare uno stimolo alle nuove generazioni.
Ho una esperienza decennale in Oratorio come animatrice ed educatrice assieme ad un gruppo di amici che sempre si dedicano alla formazione dei fanciulli e dei giovani. Sono parte attiva del CDA della Pro Loco di Acerenza e segretaria generale dell’Unpli Basilicata, associazione che cerca di sviluppare dinamiche per la promozione culturale dei borghi lucani. Sono convinta però che si possa fare sempre di più, si deve.
C’è qualcosa che si potrebbe fare meglio nel posto in cui vivi?
Dare spazio e voce ai giovani, sempre. La politica deve necessariamente creare dinamiche per liberare dall’immobilismo le nuove generazioni e i giovani formati, professionisti che non riescono ad esprimere le proprie capacità, gente che ha scommesso e investito molto, sia psicologicamente che finanziariamente sulla propria crescita personale grazie allo studio, a corsi specialistici.
Come trascorri il tuo tempo libero?
L’associazionismo è una parte fondamentale della mia vita, amo scrivere, leggere, studiare. Cerco di dedicare il tempo libero anche ai miei affetti.
Hai un messaggio da dare a chi ti leggerà
Credo che questo periodo non può essere considerato come tempo perso o come anni di standby, sono mesi che ci servono per preparare il futuro. Continuiamo a lottare per non soccombere, l’antidoto a questi tempi fragili siamo noi.