Questa settimana per “Le Grandi Interviste” ho avuto il piacere d’intervistare il Maurizio De Giovanni; prima di entrare nel vivo dell’intervista una mini bio. Buona lettura!
Maurizio De Giovanni nato a Napoli 1958. La sua carriera da scrittore è nata all’età di 47 anni quasi per caso quando, nel 2005, ha partecipato a un concorso organizzato da Porsche Italia per i giallastri emergenti: Maurizio De Giovanni si è presentato al concorso con il libro I vivi e i morti, il primo della saga con protagonista Il commissario Ricciardi. Maurizio De Giovanni scrittore, sceneggiatore, drammaturgo; scrittore principalmente di romanzi gialli: dai suoi libri sono state tratte numerose serie TV Rai.
Maurizio De Giovanni scrittore, sceneggiatore, drammaturgo, questo è quanto si legge su Wikipedia ma Lei è molto di più’, Lei è una delle personalità’ culturali più autorevoli e più stimate del Paese. Lei è l’espressione più bella del Mezzogiorno di Italia e Di Napoli, partiamo da qui, dalla sua Napoli e dal legame indelebile tra città e i suoi libri.
Una responsabilità enorme e parole bellissime, per le quali ringrazio ma che non posso accettare. Questo territorio e questo popolo hanno una storia e una cultura di tale portata che nessuno, ieri o oggi, può immaginare di rappresentare in via preponderante. Piuttosto tutti, nessuno escluso, abbiamo il dovere preciso di migliorare l’immagine di noi stessi, costantemente deturpata dai pregiudizi e da stereotipi che derivano da una criminalità e una delinquenza che hanno cause storiche ormai universalmente riconosciute. Ognuno deve fare la sua parte, insomma: io provo solo a fare la mia.
Napoli degli anni 30, perché?
Credo che quel periodo storico sia in genere mal raccontato, o superficialmente analizzato. Siamo portati a vederlo come un’epoca buia, sotto il tacco di un regime violento e ignorante, e nella prospettiva della successiva guerra e dell’infamia delle leggi razziali. In realtà i primi anni Trenta furono un tempo nel quale si tentava di uscire da una crisi economica gravissima, ricco di euforia e di voglia di vita, con una cultura fervida e produttiva e valori profondi che oggi abbiamo dimenticato, la patria, la famiglia, l’onore. Ho ritenuto che raccontare la miseria e la dignità di quel tempo e di questa città fosse un modo per restituire nobiltà a un’epoca un po’ mistificata ma molto affascinante.
Il personaggio principale dei suoi gialli è il Commissario Ricciardi … cosa rappresenta per Lei?
Ricciardi è un vecchio e caro amico. Ho cominciato a scrivere raccontando di lui, e attorno a lui nel tempo è cresciuto un mondo, un universo di personaggi che mi hanno regalato tanto. A volte ne sento un’acuta nostalgia, e non è detto che prima o poi non mi venga di nuovo voglia di fare un viaggio da quelle parti come in tanti mi chiedono, tra lettori e spettatori televisivi.
“Gli occhi di Sara” è il titolo del suo ultimo libro che sta avendo un successo incredibile, ce ne può parlare?
E’ il quarto romanzo della serie, e mi piace molto la crescita che questo personaggio e questa ambientazione, sospesa tra il presente e un passato non troppo recente ma abbastanza vicino da essere ricordato, stanno avendo. Nello specifico questa storia si svolge su un doppio piano temporale, tra oggi e il 1990, e Sara era appena entrata nell’unità dei servizi segreti nella quale avrebbe lavorato per i successivi trent’anni. Il fatto che il libro sia ancora primo in classifica assoluta mi fa sperare che anche per i lettori il romanzo abbia un suo fascino. Ne sono molto molto lieto.
Quattro libri all’anno, una attività di promozione della legalità intensa, la formazione dei ragazzi reclusi nel carcere di Nisida, il sostegno al patrimonio linguistico di Napoli… una vita di grande impegno civile
Credo fortemente che chiunque si ritrovi ad avere un microfono in mano e un riflettore puntato addosso, a qualsiasi titolo, abbia il preciso dovere di dire e fare qualcosa per migliorare il mondo che ha attorno. Nella fattispecie io sono napoletano, e questa città e questa regione hanno tutto il diritto di ricevere attenzione e sostegno per poter sfruttare le enormi potenzialità di cui sono in possesso. Ripeto, cerco solo di fare la mia parte.
Napoli, il Napoli, Paola sua moglie, gli amori della Sua vita …
L’amore è una forza importantissima, un propulsore fondamentale. La passione non va mai limitata ma coltivata, giorno per giorno. Nella scrittura come nella vita.
Grazie Maurizio per la Sua grande disponibilità, per noi è stato un onore …in bocca al lupo per tutto!